Matilde Coppola si è affacciata al mondo dell’arte come autodidatta dodici anni fa e ciò che da sempre caratterizza ogni suo pensiero in fatto di arte è il concetto di astratto e di “oltre”. Matilde, nelle sue opere, ricerca ossessivamente il raggiungimento di un obiettivo che si traduce in “concetto”, in una sintesi di forme appaganti.
Durante i primi anni di attività Matilde fa esperienza con l’uso dei colori primari in acrilico ma non ritrova nel pennello il naturale prolungamento della sua mano.
Così la presa sui colori a poco a poco è svanita per cedere il posto a tratto nero e foglio. Questo passaggio segna una svolta nella vita di Matilde tanto da creare una scissione anche all’interno di se stessa: da qui nasce InTime.
Il nome d’arte dell’artista definisce l’inizio di un nuovo ciclo in cui le “grafiche analogiche” sono protagoniste.
Negli anni la tecnica di InTime si è evoluta fino a tradursi nello sviluppo di una sua grammatica personale che le permettesse di scrivere sul foglio storie dai caratteri riconoscibili.
Tutti i suoi lavori, infatti, sono basati su uno studio che prevede l’armonia delle forme, compenetrazione dello spazio e del tempo. A InTime «piace trasmettere il rigore della geometria e la predizione che può generare lo scorrere del tempo.»
International Art Prize
Matilde fa parte dell’associazione Artetra e ciò ha segnato per lei un nuovo inizio, non solo perché le ha permesso di presentare in modo ufficiale le sue opere ma anche perché le ha consentito la partecipazione al Premio Arte Salerno.
Proprio in occasione dell’evento International Art Prize, Matilde si imbatte in PrintLitoArt: «una piattaforma davvero innovativa attraverso la quale viene concessa una possibilità ad ogni artista di farsi conoscere, di presentarsi al grande pubblico.» Così InTime trova in PrintLitoArt il modello che rappresentava appieno anche il suo progetto.
«Mi è stata presentata una cartellina con varie stampe, tutte effettuate su diversi tipi di carta, ognuna delle quali recava allo stesso disegno delle forme diverse grazie alle lavorazioni speciali e alle diverse consistenze della carte – dice Matilde – l’artista accedendo alla piattaforma può effettuare una vera e propria traduzione della sua opera da analogico a digitale pur senza stravolgere l’intimità dell’opera stessa e, soprattutto la sua originalità intrinseca.»
Una partecipazione che segna in toto l’artista e la consacra con il Premio della Critica per la sezione Disegno: “Il Secondo Teorema di Shannon” è abile espressione artistica espressa con filosofica bellezza.
Abbiamo allora chiesto a InTime di parlarci della sua opera, spiegandoci nello specifico cosa la distingue dalle altre e il suo intrinseco significato.
Il secondo teorema di Shannon
In teoria dell’informazione, il secondo teorema di Shannon, stabilisce che per quanto un canale di comunicazione sia affetto da rumore, è possibile trasmettere dati attraverso il canale stesso con probabilità di errore Pe piccola a piacere fino ad una frequenza massima.
«La mia opera – dice InTime – è il quarto capitolo di una tetralogia che ha lo scopo di tradurre in disegno l’esperienza acquisita dall’uomo sull’universo e le sue manifestazioni.
Istoria vuol dire “ricerca”, la stessa ricerca che spinge il protagonista della mia storia, lo Straniero, a lanciarsi in un buco nero per sfidare le leggi della natura e trovare un’alternativa alla morte terrena. Il viaggio inizia con una voce onirica che recita la Legge di Murphy e un pianoforte sonante.
Arrivato all’orizzonte degli eventi c’è l’uomo seduto dinnanzi una scacchiera a combattere Dio. Da uomo a Re, la scena cambia. La punizione per aver sfidato la natura è ritrovarsi vestito di un manto di Tempo a far parte dei pezzi neri della scacchiera.
Pezzi di vetro e sangue monocromatico schizzano via dai personaggi feriti durante la partita e le note di un pianoforte si materializzano scagliandosi contro il guardiano del buco nero. La Regina, ormai provata, capisce che per difendere il Re e vincere quel diabolico gioco, deve scoprire la vera entità di Dio.
In un delirio di onnipotenza il Re sviene, la mano del Gigante si accascia al suolo trafitta da lame di tempo, Dio è morto. Eccoci qui. Dalla morte è nata la vita e fiori di campo subacquei scivolano tra le dita della mano ferita e scene della Creazione si ergono alla destra dell’uomo che partorisce.
C’è una singolarità in un punto. Rosso. La madre della Musa, divenuta macchina del tempo, proietta scene di campi di concentramento che accolgono i peccatori che hanno usato l’Indot. La donna è posta a guardiano della morte, l’uomo partorisce e l’artista diventa succube della Musa.
Al centro perfetto del Creato si trova l’unico canale di comunicazione per trasmettere l’informazione e l’unico modo per attivarlo è accendere il punto rosso. Scacco matto. »