L’opera olio su masonite che risale all’ anno 2010, presenta un movimento turbolento e violento di forme e colori, con il bianco, il nero e il rosso dominanti pressoché assolute. Solo in una angolino a sinistra in basso fa capolino uno squarcio di viola. La direzione del movimento, pur se non totalizzante, è da sinistra verso destra, e le linee che si formano nello slancio, nonostante la forza propulsiva, si mantengono in gran parte regolari, tanto da sembrare contemporaneamente figlie dell’esplosione cinetica e binario della sua energia.
L’opera va inserita nel filone informale e astratto, attraverso cui il Maestro Vavuso, nel pieno della sua ricerca espressiva dell’indicibile attraverso il colore e la scomposizione, mette in primo piano il furore della creazione artistica e l’inquietudine esistenziale. Proprio la duplice valenza della linee dà tono e significato al messaggio emergente nell’immediato impatto visivo. Ribollente è il magma che si agita nell’animo dell’artista, ma altrettanto forte è il suo bisogno di tenerlo sotto controllo per vivere la catarsi liberatoria entro limiti certi.
Se si volesse tradurre in parole concrete questo lavoro di pura astrazione, si direbbe che l’artista vuole da una parte sfogare “senza remore” la sua protesta e la sua rabbia contro i freni, le ipocrisie, le colpevoli apatie di una società troppo arida per i suoi gusti, dall’altra vuole che la sua protesta non si perda nel nulla, ma abbia degli obiettivi non indefinibili, pur se non ancora definiti. Da qui la necessità di una canalizzazione: contro una protesta anarchicamente sterile, a favore di una polemica forte e costruttiva verso un alternativa reale.
Questo rivela un importante ruolo della razionalità, ma il motore primo della scena rimane il rifiuto emozionale del negativo che ci circonda: è da qui che nasce il furore creativo tanto coinvolgente che caratterizza quest’opera.